Sono sempre stato convinto – e lo sono ancora oggi, anche se oggi un po’ meno – che la promozione di un territorio vitivinicolo passi anche attraverso quella della specifica DOC (Denominazione di Origine Controllata) di appartenenza.

Affinché un vino possa fregiarsi della DOC, deve seguire precise regole di un disciplinare che determina cosa si può o si deve fare e cosa non si può o non si deve fare in vigna e in cantina. L’iscrizione di un vino a una DOC è facoltativa e il Consorzio che tutela ogni DOC è composto dalle aziende che ne fanno parte.

Fatte queste premesse, da quando è nata la mia azienda ho subito aderito al Consorzio Tutela Vini Gambellara DOC, ho sempre partecipato attivamente alle varie iniziative, alle riunioni e alle decisioni. Da qualche anno, però, qualcosa ha iniziato a non convincermi più come prima, così ho iniziato a riflettere più profondamente sulla opportunità della mia adesione. Sono arrivato a realizzare che ho lottato all’interno di esso per più di dieci anni per far valere le idee e i valori delle piccole aziende, ho stimolato discussioni mirate all’evoluzione del territorio, ho investito tempo per il mio Consorzio perché credo che il territorio di Gambellara abbia delle enormi potenzialità, ma mi son reso conto che non era la strada giusta. La conclusione è che sono giunto alla decisione che probabilmente far parte di un consorzio DOC da cui non mi sento rappresentato non fa più al caso mio.

Vini el Gian e Col Moena 2019Ecco perché con l’annata 2019 dei vini el Gian e Col Moenia non troverete più la denominazione Gambellara in etichetta. Non è stata una decisione facile da prendere, ma è arrivata dopo essermi posto alcune domande ben precise. Il Consorzio rispecchia la mia idea di vino di Gambellara? No. Il Consorzio aiuta a comunicare la personalità di ogni azienda? No. Allora cosa ci sto a fare io li dentro? Probabilmente alcuni anni fa sarei stato molto combattuto in merito a questa decisione, ma ora non ho dubbi e la strada che prendo non nasce dalla volontà di far polemica ma dal desiderio di riuscire a cogliere sempre più la natura autentica del mio territorio attraverso il vino.

Io voglio promuovere un territorio tramite l’espressione della sua uva e i suoi vini autentici capaci di rispecchiare quello che il terreno vulcanico trasferisce loro, senza veli né filtri. Per un’autenticità precisa del territorio devo lasciar esprimere quello che la terra mi dà con delle conduzioni regolate dalla natura e l’aiuto dell’uomo. Se la DOC non permette questa adesione intima tra uomo e natura, ma al contrario attraverso parametri stabiliti a monte promuove una certa omologazione dei vini a prescindere da quell’incontro unico tra terroir e persone da cui tutto nasce, è giusto percorrere strade diverse.